Sara Scaramelli vive e lavora a Brescia. consegue il diploma di maturità presso l’Istituto Statale d’Arte di Gargnano (BS) nel 1992 e si diploma in scultura all’Accademia di Belle Arti di Brera con il massimo del punteggio e la lode nel 1996.
Il proprio percorso creativo in pittura si è snodato attraverso la pratica del disegno, l’utilizzo del pastello e della tempera su legno, con esperienze nell’antica tecnica dell’affresco e della tempera all’uovo fino al 2001, quando sceglie la pittura a olio come tecnica prediletta per la propria capacità plastica e realistica.
Dal 2004 vince due concorsi che la portano ad esporre, tra le altre, in due personali più importanti: 2006 Feet’s portrait: reinterpretazione del ritratto tradizionale ove la persona viene rappresentata solo col particolare dei piedi, come rappresentanti della salute strutturale del corpo; e nel 2011 Affetti personali presso la Skin Gallery di Brescia, dove indaga le relazioni tra madre e figlia nell’arco della vita.
Dalla primavera del 2013 è attiva con Progetto Tangram e ha collaborato alla realizzazione di Bianco e nero, A fior di pelle e Studipraticabili (nella Nona edizione della giornata del contemporaneo).
Dal 2011 insegna Anatomia artistica presso la scuola Brixia Comics al corso di illustrazione.
Sara Scaramelli graduated at Istituto Statale d’Arte, Gargnano (Brescia) in 1992; she took a BA in sculpture magna cum laude at Brera Fine Arts Academy (Milan) in 1996.
Her own creative development in painting articulates through the practice of drawing, the use of pastel and tempera on wood, with experience in the ancient techniques of fresco and egg tempera until 2001, when she chooses oil painting as her favourite technique because of its plastic and realistic aspects.
In 2004 she won two competitions, which encouraged her to exhibit her works in two important solo shows, achieving good outcomes: 2006 Feet’s portrait at Lupier Art Center (a reinterpretation of the traditional portrait where the person is represented only through the detail of his/her feet, as the sole representative of the structural health of the body); 2011 Affetti Personali, at Skin Gallery in Brescia where she investigates and develops the lifelong relationship between mother and daughter.
Since spring 2013, she has been working with “Project Tangram”, a group of artists that try to promote art events such as the exposition Black And White, A fior di pelle and Studipraticabili in coincidence with the ninth edition of the ‘Contemporary Art Day’.
Since 2011 she teaches artistic anatomy at Brixia Comix School – an academy for illustrators. She lives and works in Brescia, Italy.
Sincero, personalissimo ed emozionante: è questo il percorso artistico intrapreso da Sara Scaramelli, giovane artista presente da una decina d’anni sulla scena bresciana.
Le sue opere sono frutto della seducente unione tra ragione e sentimento, ovvero il tentativo di coniugare un pensiero razionale e coerente con tutto ciò che è amato e familiare.
I suoi inizi sono caratterizzati da lavori su tavola che ben si sposavano al suo impegno nella tecnica dell’affresco. Nacquero così le prime composizioni dedicate ad un tema da lei allora molto sentito: le uova. Motivo affrontato sia attraverso l’espressione artistica della fotografia ( nell’installazione “Be simple”, 2001), sia, coerentemente, con la tempera all’uovo su legno, per approdare anche alla matericità della juta. Ciò che dell’uovo traspariva nelle creazioni della Scaramelli era la semplicità nella sua perfezione, il suo essere ad un tempo oggetto e contenitore di vita.
Solo in un secondo momento la pittrice abbracciò con sempre maggior consapevolezza e padronanza la tecnica ad olio, parallelamente ad una resa via via più realistica di tutto ciò che componeva il suo mondo, la sua intimità. E’ con grande naturalezza che passò così dal tema delle uova a quello delle tazze, da caffè e da tè.
“La tazzina” costituisce la svolta: la modella, dopo una pausa del caffè, scompare dietro il tavolo e di lei affiorano, assolute protagoniste, le vitali mani che sorreggono la tazzina che, rovesciata, acquista un’espressività al pari delle dita. Dalle mani della modella a quelle della pittrice il passo è breve, la ragione ben chiara: nessun intermediario, ma la produzione diretta, grazie al ricorso alla fotografia, del proprio mondo, di tutti quegli elementi cari. Da qui il ritorno dello stesso tavolo, presente in molteplici composizioni, della stessa tazzina e degli stessi spazi, pur mutati nei toni per rispondere a studiate concordanze cromatiche.
Nel 2004 il desiderio di un soggetto nel quale identificarsi trova compimento nella tazza “Home”, protagonista di numerose composizioni accanto a sensuali e misteriosi autoritratti, colti sempre in un contesto domestico. Ma spesso resi enigmatici dal mascheramento del viso o di altre parti del corpo. Esemplari a tal proposito “Autoritratto con tazza Home” e “Autoritratto con specchio e tazza Home”, dove le mattonelle assumono il ruolo che fino a quel momento era spettato al tavolo.
Pur mutando i soggetti rimane comunque sempre evidentissimo l’influsso dell’uso della macchina fotografica, ispiratrice di tagli arditi, prospettive dal basso ed atmosfere spesso e volentieri inquietanti nel loro essere misteriose ed ambigue.
Emana forza ed energia il corpo di “Donna che esce dal bagno” che neppure la tela riesce a contenere mentre sta per afferrare una sanguigna tazza posata fino ad un istante prima sulle azzurre mattonelle. E la stessa familiare vasca ritorna nella bellissima creazione dal titolo “Figlio unico”, dove, sempre grazie ad uno scorcio ardimentoso, il viso del nipote rimane celato e il nostro occhio spazia tra il glicine delle mattonelle e il verde dell’incarnato.
Dunque è il tema del ritratto a ritornare nella maggior parte delle composizioni realizzate da Sara Scaramelli nel corso del 2004. Gli autoritratti, i visi delle persone più care, ma anche quei volti catturati, ancora una volta grazie a un rapido scatto fotografico, da fugaci immagini televisive. E’ questo il caso di “Tuffatrice 1” e “Tuffatrice 2”, visi immortalati in occasione delle ultime Olimpiadi, colti nell’istante immediatamente precedente al tuffo e quindi congelati nella loro palpabile concentrazione.
“Gigantessa” ha invece inaugurato, soddisfacendo ogni aspettativa, il nuovo anno. E’ la summa di tutti quei leitmotiv che hanno caratterizzato la produzione precedente e che qui tornano rinvigoriti, frutto di una padronanza tecnica sempre maggiore. Ecco così troneggiare un grande autoritratto illuminato da luce artificiale, dove una volta ancora dominano piedi e mani, entrambi ancorati alla realtà domestica e completati dalla ormai familiare tazza Home.
Chiara Bertoldi